L’olografia è ormai entrata nel vissuto di moltissime persone, di tutte quelle che hanno potuto assistere a proiezioni olografiche o addirittura a eventi olografici di grande impatto. La tecnologia olografica è in grado di stupire non solo per la sua indubbia novità, ma anche perché si presta a una fruizione attiva da parte dello spettatore.
L’ologramma, infatti, non si limita a interagire con la realtà, ponendosi come qualcosa di simile ma non uguale, ma può rispondere a stimoli e input. Spunti e riflessioni vengono dai più recenti eventi olografici.
L’olografia diventa interattiva: EyeMagic
Quando degli ologrammi vengono visualizzati in una teca olografica, o su un palco, chi guarda assiste a una rappresentazione, ne fruisce senza esserne partecipe a livello creativo. Cosa accadrebbe se lo spettatore divenisse artefice dell’immagine olografica o dell’evento olografico?
L’olografia interattiva è oggetto di studio da diverso tempo. Se da una parte è possibile creare un ologramma con l’illusione che sia interattivo, dall’altra si può andare oltre e sviluppare, grazie a questa interazione, processi creativi immediatamente verificabili.
Nel febbraio 2017 questa intuizione ha preso forma e si è fatta realtà al Kinetica Museum di Londra, una delle più importanti piattaforme al mondo per l’arte digitale. Integrando immagini olografiche registrate e iPad, grazie al mini-teatro olografico EyeMagic di Studio Tangram, lo spettatore ha potuto scrivere pezzi musicali e dirigere la propria e personale orchestra virtuale. In altre parole EyeMagic si è trasformato in una sorta di juke-box olografico con oltre un milione di combinazioni.
In questo caso la relazione tra ologrammi e pubblico è partita da un’idea di performance elaborata da un’equipe di creativi e tecnici, e poi presentata a un pubblico, che l’ha potuta mettere in atto e plasmare in modo personalizzato. Questa performance, pur essendo interattiva e pur favorendo il momento creativo, rimane, in un certo senso, vincolata alle possibilità previste da chi l’ha creata.
Completamente diversa la premessa da cui parte una delle performance olografiche più ardite dal punto di vista creativo, per la totale rottura di schemi, messa in atto l’anno successivo.
Nel gennaio 2018, sempre a Londra, in occasione di ArtRooms, l’International Contemporary Art Fine for Independent Artists ha richiesto la presenza di Studio Tangram e MDH Hologram. In questa circostanza è stata messa a punto una nuova performance olografica: Aura. Si tratta di un progetto artistico nato dalla collaborazione con Analema, collettivo d’arte londinese che si interessa di intersezione tra arte e scienza.
La performance ha avuto come oggetto la proiezione in forme astratte dei dati raccolti dalla misurazione elettroencefalografica (EEG) delle onde cerebrali di spettatori volontari. Il sé interiore è stato proiettato come una scultura luminosa e galleggiante fuori dal sé corporeo ed è divenuto percettibile, un’immagine concreta dello stato interiore.
In questo tipo di performance, dal punto di vista artistico, l’esperienza dello spettatore è quella di essere partecipe del processo creativo, addirittura artefice della scultura luminosa esposta allo sguardo di tutti. Tra lo spettatore e la performance non c’è stato nulla di registrato, nulla di preconfezionato.
Per realizzare questo progetto noi di Studio Tangram abbiamo utilizzato quello che amiamo definire come un teatro olografico “prêt à porter”: l’EyeMagic. Messa a punto con MDH Hologram, la teca olografica EyeMagic ha permesso di visualizzare immagini olografiche tridimensionali in un contesto di luce diffusa.
Dunque, l’olografia acquista significato come momento creativo, con le diverse sfumature che abbiamo descritto.